1972 – Raffaele De Grada
Con una materia liquida e trasparente che fa pensare all’acquarello e a carte imbevute di colore e sovrapposte che stampano la loro immagine, Vasconi sa imprimere un senso di atmosfera fluida dalla quale tuttavia l’immagine emerge con la graduale consistenza di un ectoplasma mediatico ,concretandosi in una visione figurativa ben precisa e descrittiva della condizione dell’uomo.
Tale espressione distingue la pittura di Vasconi tra le numerose esperienze che gli artisti della sua generazione vanno compiendo in sensi assai diversi.
Non v’è dubbio infatti che quelli che come lui provengono da un’esperienza informale (per di più, nel suo caso morlottiana) tendono a costruire la figurazione come verismo oggettuale, quando non si dedicano poi a riprese asrto-surreali o addirittura gestaltiche. Vasconi ha sentito, una volta esaurita la sua esperienza informale, che si correva il pericolo di cadere nell’anonimato, nella condizione deprecabile riproducibilità formale all’infinito, perdendo il quadro della sua proprietà individuale, che è l’unica veramente espressiva di una stato d’animo. Perciò si è impegnato in senso opposto, cercando di ricostruire l’immagine dell’informe, di dar corpo alle forme dall’interno della visione per cui da queste nuvole di carte e da queste nebbie fluorescenti si consolidano davanti agli occhi scene di romantiche “evasioni”, “cavalcate, “tauromachie”, visioni di guerre, esodi, fondi marini.
Per chi guarda un quadro di Vasconi risulta difficile in un primo momento non abbandonarsi alla genericità, prevalendo sulla definizione formale, costruttiva, l’informe sentimento di caos. Ma sarebbe perdere il meglio della fruizione della pittura di Vasconi, che deve essere letta attraverso la dinamica dell’immagine, a volte tanto felice da costruire spazi vasti, per cui il quadro non si perde nell’angusta dimensione della tela ma si dilata in un campo vasto, a suggerire misteriose allusioni. Il linguaggio di Vasconi del resto non è fine a sé stesso. In quale altro modo potrebbe esprimere contenuti che gli si propongono nell’atto del fare, del creare, del poiein come dicevano i greci. Dell’informale a lui è rimasto il farsi nell’atto stesso del creare, diversamente dalla costruzione col disegno e poi la modificazione sulla tela che è propria dei pittori razionalisti (per esempio di tutto il Novecento). Perciò anche il soggetto, il tema del dipinto è più importante per ciò che suggerisce che per ciò che descrive nonostante che Vasconi voglia essere più che può preciso e figurale.
Raffaele De Grada 1972