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1970 – Dino Villani

Franco Vasconi non è certamente uno di quei pittori che si abbandonano all’estro e lasciano che la materia scorra. La sua è una pittura elaborata come materia e come composizione, anche se non tradisce il minimo sforzo di mestiere nè di creazione; è una pittura che sembra riprodurre pensieri ed immagini che si sovrappongono, svaniscono e ricompaiono davanti agli occhi di una mente che resta a lungo tra la veglia ed il sonno. Se l’al di là è veramente popolato dalle immagini incorporee dei trapassati che vagano nello spazio lievi e libere, deve offrire una parte degli aspetti che ci propongono le tele di Vasconi, anche se buona parte dei loro titoli sono ancorati ad una realtà concreta. In questo ricco complesso di opere tutte recenti l’artista mostra di aver raggiunto una unità di impostazione e di conduzione, da lasciar pensare che ogni dipinto sia parte di un grande, immenso affresco: una specie di trasfigurazione nella quale, sulle componenti grafiche e cromatiche, prevalgono quelle musicali rese come una sinfonia di colori lievi digradanti che sovrappongono le loro velature ed i toni sciolti nell’atmosfera. Che Vasconi abbia già trattato in passato l’affresco, lo si può immaginare anche dalla impostazione delle sue composizioni che ruotano attorno a dei centri che escono dai riquadri; lo si sente dalla sete di spazio che mostrano di avere le sue immagini nate nello spazio: <<Astronauti>>; <<Luna oggi>>, <<Maternità cosmica>>; <Spazio e forma>>. ecc.

1970, Dino Villani

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